Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
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Atlante delle stragi nazifasciste
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Agosto 1944
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LIBERA E ANTIFASCISTA. LA COSTITUZIONE È DONNA
Una difficile fase storica per le donne italiane. Una grande occasione di riscatto sociale.
Uno dei principali segni della decadenza che la civiltà occidentale tout court e in particolare la Repubblica Italiana con le sue leggi laiche e democratiche stanno attraversando è la crescente libertà di espressione concessa ai movimenti neofascisti.
Lo Stato Italiano, che della cultura umanistica fa il proprio vanto morale, non riesce a uscire da una paradossale impasse ideologica. Gli episodi, a tal proposito, si succedono con inquietante frequenza. Se Greta Thunberg, l’adolescente che combatte contro la catastrofe climatica, si permette di partecipare a una manifestazione antinazista per difendere la parità dei diritti umani, ebbene, la Destra Italica insorge tutt’a un tratto unita contro la giovanissima svedese con insulti e improperi da galera.
Il fronte è compatto, dal “Secolo d’Italia”, al filosofo Diego Fusaro e giù per li rami fino all’ineffabile Vittorio Feltri, il quale conclude: “A me di quello che succederà tra cinquant’anni non me ne frega niente” (cit. da www.la7.it del 10/07/2019). Ecco una persona davvero perbene! Ma, al di là dell’ironia, preoccupano il diffuso cinismo, il disprezzo, l’aggressività latenti.
E, in fondo, non è diverso il trattamento riservato, in questo stesso periodo, a un’altra “ragazza terribile”, Carola Rackete, comandante di una nave umanitaria, la “Alex”, dell’Organizzazione Non Governativa “Sea Watch”, rea di aver salvato dalla morte in mare una cinquantina di poveri africani. E perciò tacciata da un Ministro dello Stato Italiano di essere una volgare “delinquente” e apostrofata da chi si trovava ad “accoglierla” sul molo con epiteti e minacce esplicite, senza precedenti, irripetibili.
Ma non è tutto. “Alle donne antifasciste serve disciplina!”, tuona dalle colonne dei social un consigliere di “CasaPound” a sua volta inquisito per stupro di gruppo. I “Fascisti del Terzo Millennio”, alla stregua di quelli del secolo scorso, dunque, individuano sempre più nella DONNA un principio di destabilizzante insicurezza sociale. Qualcosa che ha a che fare con l’uguaglianza, la parità, la solidarietà, i diritti di tutti. Un’idea malsana che mina alle radici quella strisciante esigenza di potere antidemocratico e guerrafondaio ormai purtroppo alla base di ogni discorso politico che si rispetti.
Ma è davvero così? Forse ognuno di noi dovrebbe fare qualcosa per riportare la discussione nell’alveo della correttezza. Forse ognuno di noi dovrebbe esigere il rispetto della persona senza distinzione di sesso, razza, censo. Forse ognuno di noi dovrebbe difendere chiunque sia debole, in difficoltà, in minoranza. E qui s’incrociano le due linee finora tracciate, quella concernente il rispetto della DONNA e quella riguardante la difficile sussistenza dello stato sociale in un mondo sempre più dominato dal mercato industriale, dalla “democratura” del web, da chi mescola affari e politica.
La storia delle DONNE nella Resistenza Partigiana rappresenta una pagina fondamentale nella lotta contro l’ingiustizia. Un filo rosso unisce le eroiche combattenti che liberarono l’Italia alle DONNE che oggi tra mille difficoltà si sforzano di combattere l’odio, il razzismo, il superomismo maschilista che sembrano tutt’a un tratto dettare la moda in Internet e nelle piazze più o meno mediatiche. Ecco perché affermiamo che i movimenti neofascisti vanno ridimensionati, arginati, codice penale alla mano.
Va loro impedita la creazione di un clima di paura e d’insicurezza che non si verificava nel nostro Paese dagli “Anni di Piombo”, dalla “Strategia della Tensione”, dalle tristi esperienze della stagione stragista. E un’operazione del genere, che deve avere come obiettivi la pace sociale e la tolleranza, va realizzata in un unico modo. Applicando la LEGGE. Marco Lombardo, nel Purgatorio dantesco, si chiede: “Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?”.
I Padri Costituenti, tra la fine del 1947 e i primi mesi del 1948, ci hanno consegnato, in tal senso, uno strumento prezioso, sempre vivo e importante per garantire la libertà del dialogo socio-politico, economico, culturale. La Costituzione della Repubblica Italiana. Ecco, è con spirito prometeico e fiducioso che l’A.N.P.I. indica nell’applicazione delle leggi costituzionali la ineludibile strada di una Nuova Resistenza Antifascista.

Il Vice Presidente Sergio Amurri
--- 2019 ---
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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