Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
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Agosto 1944
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Antonio Martecchini
   Il 14 febbraio 2019 ci ha lasciati Antonio Martecchini.
Era nato il 14 giugno 1935 a Portogruaro e aveva conseguito nel 1954 il diploma di geometra presso l’Istituto Tecnico Riccati di Treviso.
Da studente, nel 1950-1951, collaborò come disegnatore nello studio del pittore e architetto Anton Gino Fillippi. Il suo primo lavoro, a Concordia, dopo il diploma, lo mise in contatto con il mondo dell’antifascismo locale, provocando in lui un immediato riscontro emotivo e politico.
È lui stesso a ricordarlo nell’ultima sua testimonianza, rilasciata per una ricerca in corso di pubblicazione: «Dovevo subito cercare un’occupazione.
Mi si presentò l’occasione di un piccolo lavoro a Concordia in uno dei tanti “cantieri scuola” a “Lame” e “Viola”, in località Sindacale e mi sarebbero stati assegnati ben 65 operai, il più attivo e battagliero gruppo dei lavoratori comunisti del paese, che probabilmente mi avrebbero resa la vita molto difficile: forse avrei resistito per tre giorni – mi profetizzò qualcuno.
Io, però, avevo fatto i miei calcoli: occhiali neri, perché non si intravvedesse la mia paura, stivali e grinta a guidare lungo il tratturo fangoso gli operai con la sita in spalla da impiegare a colmare i vari ghebi. Il gruppo dei lavoratori era pagato pochissimo, meglio di nulla, però, a sostenere la povera esistenza.
Il Ministero per Natale aveva destinato un premio di mille lire per tutti gli operai. Io non potevo anticipare niente e perciò mi presentai al sindaco Guglielmo Bellomo che trovai nella sua “Trattoria Zentil”, gli esposi il problema ed egli, seduta stante, mi firmò un assegno di sessantacinquemila lire per i miei operai. “Me li restituirai – disse – quando ti arriveranno dal Ministero”.
Questo è il sindaco Guglielmo Bellomo che io ho conosciuto». A Concordia conobbe poi i partigiani Arturo Cocolo «Spalla» ed Eutenio Mussin «Attila», con cui rimarrà sempre in amicizia, condividendo con quest’ultimo il lavoro al Consorzio di Bonifica di Portogruaro, dove venne assunto a 22 anni e dove rimarrà fino al pensionamento, nel 1990.
Al Consorzio si segnalò per la sua competenza e precisione, che lo portò ad assumere personali ruoli di responsabilità nell’organizzazione del lavoro, svolgendo, inoltre, una costruttiva attività di rappresentanza sindacale. I temi ambientali e della bonifica lo appassionarono per tutta la vita, trovando riscontri nella sua attività all’interno del Fondo per l’Ambiente Italiano e in vari scritti editi e inediti, che metteva generosamente a disposizione di altri studiosi. Scriveva per gli altri, non per se stesso, Antonio.
Tra i suoi lavori ricordiamo: Una bonifica nel bacino tra il fiume Livenza e il Lemene, la palude delle Sette Sorelle («La bassa», n. 14/1987), La Valle Zignago ieri e oggi (1988), La mia bonifica. Tra il fiume Livenza e il canale Taglio (1993), La Giovane Italia e la gente del mio paese (1999), La storia di Arturo (2001), Il Fai sull’Aia. Alla riscoperta delle locali tradizioni (2001), L’”ultimo mulino”...e il fiume racconta (2001), Storia di un bambino che vide il suo paese attraversato dalla guerra (2012). Fu socialista impegnato nella difesa dei valori antifascisti e democratici.
Ha segnato la città di Portogruaro con il suo impegno civile, con la sua onestà e generosità. Negli anni Ottanta fu attivo all’interno del Consiglio di Istituto del Liceo 25 Aprile di Portogruaro. Fu per alcuni anni presidente e segretario dell’Anpi di Portogruaro, lasciando buona memoria di sé. Nel 2007 è stato tra i fondatori del Centro di Documentazione Aldo Mori.
Negli anni in cui era impegnato fortemente nell’Anpi ha riordinato, con la sua proverbiale meticolosità, l’archivio dell’associazione, rendendolo fruibile in modo più agevole agli studiosi.
Per l’Anpi ha svolto attività e curato opere in grado di alimentare la memoria della Resistenza.
Tra queste: Portogruaro: un borgo, un impegno civile. Mario Cesca e Osvaldo Florean (Anpi Portogruaro 2009), che ricostruisce le due vite parallele di Mario Cesca (il partigiano Napa ucciso barbaramente ad Udine e ivi sepolto) e di Osvaldo Florean, concordiese, partigiano combattente nel mare Egeo e nell’isola di Lero, un libro che merita di essere letto per l’accuratezza dell’indagine, tesa a comunicare vitali e civili sentimenti.
Ha promosso un’edizione della Mostra sulla Resistenza locale (il catalogo, Immagini della Resistenza nel Portogruarese, realizzato con Aldo Camponogara, Giancarlo Pauletto, Imelde Rosa Pellegrini, è stato edito nel 2012), favorendo la sua esposizione nelle varie scuole del mandamento e fornendo ai giovani gli strumenti per conoscerla, contro l’avanzante rimozione della memoria storica.
Molto rigoroso sulle questioni morali, nella vita privata e in politica, era molto legato alla famiglia. Sensibile alle sofferenze degli altri, rimase molto scosso dalla morte della moglie Matilde, sopportando con forza e dignità una lunga malattia.
Lascia due figli, Fabio ed Elisa, la nuora Fabrizia, il genero Pino e gli amati nipoti Rosa e Ettore.
Portogruaro, 15 febbraio 2019 Anpi Portogruaro Sez. «Dino Moro»
 
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